Cash is king!

In piena pandemia, molti paesi, fra cui l’Italia, hanno scoperto la comodita’ di utilizzare i pagamenti elettronici al posto del contante. Fra la paura di contagiarsi, semplicemente prendendo in mano una banconota precedentemente posseduta da un infetto, e la speranza di vincere ricchi premi e cotillon, tirati fuori dal cilindro da Conte e co. per incentivare l’uso delle carte anche per il caffe’ o i piccoli acquisti, nel 2020 in provincia di Cosenza era diventato quasi impossibile riuscire a pagare qualcosa in contanti.

Per carita’, con me si sfonda una porta aperta: per pagare qualsiasi cosa uso quasi esclusivamente la carta da oltre dieci anni, ma fino al 2019 a Cosenza soprattutto, ma un po’ in tutta Italia, riuscirci era un’impresa non indifferente.

Poi arriva il Covid, e la svolta. “Cambiera’ tutto! Abbiamo imparato che non serve andare a fare la spesa di domenica! Medici e infermieri sono i nostri eroi!!”

Poi il Covid passa, e si risvolta. E’ cambiato tutto, si, ma in peggio. La spesa la si fa rigorosamente la sera tardi, di domenica e nei giorni festivi (e gli straordinari ai dipendenti, ovviamente, nella maggioranza dei casi restano un miraggio). Medici e infermieri… beh, sorvoliamo.

A distanza di tre anni, posso tranquillamente affermare che la “svolta ad U” e’ stata completata. In questi dieci giorni calabresi ho praticamente pagato solo in contanti, ed i POS stanno belli nascosti ed inutilizzati, che’ la carta costa e l’elettricita’ pure.

Ma come al solito, mi ritrovo in una realta’ parallela, in un paradiso isolato che non segue e non ha nessuna intenzione di seguire il resto del mondo. Del resto, a che serve, se qui “siamo i migliori, i piu’ intelligenti ed i piu’ spierti”?

Realta’ parallela perche’ in London l’uso del contante e’ praticamente bandito: tolti i supermercati, trovare locali o negozi che lo accettano e’ piu’ difficile del trovare il famoso ago nel pagliaio. E adesso, almeno stando a quanto riporta Bloomberg, anche in Svizzera sembra che l’uso del contante sia calato drasticamente.

Pero’ sono certo: e’ il resto del mondo ad andare nella direzione sbagliata. Ed io continuero’ a prendere il muro in pieno, ostinandomi ad usare solo la carta per pagare.

Varta mi sta dando una bella randellata. Va bene cosi’, nel caso l’azione dovesse scendere sotto il suo valore di libro, cogliero’ l’occasione per mediare. E poi staro’ a guardare.

Molto interessante, invece, un tweet di martedi di Christian W. Röhl:

Il grafico e’ palese e ribadisce una cosa che sapevo gia’, ma che avevo completamente dimenticato: e’ molto raro che un portafoglio discrezionale, costruito per battere un indice, riesca a battere un portafoglio passivo che replica l’indice stesso. Lo sostiene da sempre anche Warren Buffett.

In questo caso specifico, fondi ed ETF attivi che investono nel settore tecnologico/disruptive, non sono riusciti a fare meglio del Nasdaq 100.

Ed anzi, il 10xDNA (che io avevo in portafoglio fino a ieri mattina, ho spostato il piano d’accumulo che avevo proprio su un ETF sul Nasdaq 100), dal 01 settembre 2021 -giorno del suo lancio- sta perdendo oltre il 40%, e similmente il BIT Global Internet Leaders ed il Baillie Gifford Worldwide Long Term Global Growth (tutti emuli dell’ARK Innovation ETF, che ovviamente non ha fatto meglio). Al contrario, un banale ETF sul Nasdaq 100, nello stesso arco di tempo, e’ tornato in positivo.

Spunti di riflessione. Sicuramente per me. E tempo di tornare back to basics. Ed a casa in London 🙂